“Il Jeet Kune Do rifugge dal superficiale, penetra nel complesso, va al cuore del problema e ne individua i fattori chiave. Il Jeet Kune Do non gira attorno alle cose, non prende strade secondarie, va diritto allo scopo… … L’arte del JKD consiste nel semplificare. E’ essere se stessi, è la realtà nella sua essenza; ed essenza significa libertà nel vero senso del termine; non lasciarti condizionare da vincoli, limitazioni, parzializzazioni, complessità. Il Jeet Kune Do è uno stile di vita. Il JKD è illuminazione. “
(Bruce Lee, da “Il Tao Del Kung Fu”)
Sono ormai trascorsi oltre 40 anni dalla morte di Bruce Lee, ma il jeet kune do, l’eredità che il piccolo drago ci ha lasciato, è ancora vivo ed in continua evoluzione.
Le origini del jeet kune do si hanno nel 1965 in una piccola palestra di Oakland (California), dove Lee insegnava wing chun a persone di ogni sesso e razza (cosa inusuale per il popolo cinese che,per le idee del tempo, era rigorosamente conservatore e contrario a divulgare le proprie tradizioni). Iniziò così a notare le tante differenze fra asiatici ed occidentali, soprattutto dal punto di vista fisico, capendo che le tradizionali arti marziali non si adattavano ad ogni persona sia per prestanza fisica che per il differente metodo di combattimento. Bruce Lee era inoltre quello che noi oggi definiremmo una testa calda, che non disdegnava di combattere realmente (motivo per cui dovette lasciare Hong Kong) e non era di certo il tipo che scappava di fronte ad una aggressione. Quando arrivò in America,Lee si trovò di fronte ad una realtà differente da quella a cui era abituato: si trovò a dover affrontare combattimenti con persone molto più alte e più grosse di lui e inoltre il sistema del wing chun si basava principalmente su una corta distanza, tralasciando tutte le altre opzioni. Lee era convinto che un buon artista marziale dovesse essere completo; iniziò così ad interessarsi a diverse arti marziali, leggendo molti libri e studiando diversi metodi di combattimento e focalizzando i propri interessi verso la boxe e la scherma. Inizialmente chiamò il metodo che stava elaborando Jun Fan Gung Fu. Nel 1970 Bruce Lee, a seguito di un incidente, fu costretto a letto: iniziò così un metodo di elaborazione filosofica e metodologica e questo continuo processo di evoluzione lo portò ad un distacco completo dai metodi tradizionali, creando così un nuovo sistema basato su un concetto del tutto innovativo …… era nato il Jeet Kune Do.
Quando Bruce morì i suoi due allievi più vicini,ovvero Dan Inosanto e Ted Wong, si trovarono il patrimonio del proprio maestro (che per giunta era in continua evoluzione) nelle mani. Wong si limitò a divulgare gli insegnamenti di Lee senza una continua ricerca dando così origine al Jun Fan JKD. Inosanto ,invece, proseguì la propria ricerca,continuando l’evoluzione degli insegnamenti del proprio maestro basandosi sui concetti di fluidità e di adattabilità che Bruce Lee amava tanto considerare.
La sua ricerca continuò (ed ancora oggi non ha trovato fine) trasmettendo i suoi nuovi e vecchi studi ai propri allievi, basandosi sui concetti fondamentali del “non metodo” come metodo e come limite il “non limite” coniati da Bruce Lee.
Sulla base degli insegnamenti di Lee, uno su tutti, Paul Vunak, spicca fra gli allievi di Inosanto e sarà colui che rivoluzionerà nuovamente il Jeet Kune Do ritornando al concetto di semplificazione che lo stesso Lee assunse durante tutti i propri studi.
Vunak crea la PFS (Progressive fighting systems) che trae origini dal JKD Concepts di Dan Inosanto incentrandosi sul moderno combattimento da strada. In questo sistema, Vunak concilia varie tecniche di difesa personale che variano dal combattimento a mani nude a quello armato, comprendendo anche la lotta a terra e l’anti lotta o anti aggressione con la kino mutai.
La nostra scuola è impegnata nel divulgare il Progressive Fighting Systems senza però tralasciare quel concetto di evoluzione e di studio che porta ad un auto miglioramento personale.
“Vuota la tua coppa affinché possa essere riempita, per partecipare della totalità fa’ il vuoto dentro di te. La sostanziale assenza di una tecnica stereotipata rende liberi e totali.”
(Bruce Lee da “il tao del kung fu”)